Ti piace la lettura?

Tra le letture di questi ultimi giorni, ho trovato un dattiloscritto di un certo Giovanni Minozzi. Ho cercato su internet questo nome prima di scrivere il notturno e c’è un Giovanni Minozzi sacerdote cofondatore, insieme a Giovanni Semeria,* dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia.Visto il tenore dello scritto penso sia proprio Lui l’autore. Ebbene lo scritto dice: “la gioia – quella più alta, più dura, più intima, più nostra – ci viene attraverso il dolore: più vasto, più acuto, più lacerante è il dolore, più larga e consolante sale e s’espande la gioia”.  E’ difficile da capire, non le parole, ma la realtà dell’affermazione. Se guardi l’uomo sofferente difficilmente lo trovi gioioso, però i santi sì, loro sono gioiosi anche nella sofferenza, perché la vera gioia è quella che viene dall’alto.  Ecco una preghiera che afferma: “dammi, o Signore, la gioia di sorridere sempre. Anche se il sorriso è velato di lacrime, e se sento lo schianto nel cuore, fammi sorridere. Nella gioia e nel pianto, nel bene e nel male, per me e per gli altri, fammi sorridere. E sorridi anche Tu a me, Signore, col tuo sorriso che è amore”. La preghiera è ancora più lunga; vuole ottenere anche per gli altri la gioia, la speranza, la fiducia e alleggerire il peso dell’esistenza. Scrive Mantegazza: “si può vivere senza godere, si può vivere in mezzo al dolore, ma per sopportare la vita bisogna avere fra le mani una cambiale di gioia”.  Celebrare la preghiera potrebbe essere un modo per firmare la cambiale, sorridere e convincerci della verità che il detto di Mantegazza contiene, oserei dire l’inizio della nostra allegria che ci porterà a gioire aiutandoci nel dolore a scoprire la FEDE, perché la fede cristiana è gioia. Con il sorriso sul volto e la pace del cuore, vi auguro una vera gioia.

* (Padre Semeria (1867 – 1931) Barnabita, oratore e scrittore italiano, uno degli uomini pubblici più in vista. del cattolicesimo italiano primo novecento)

——————-

Primo maggio 2023: si parla del lavoro e gli dedichiamo una giornata di festa. Più importante ancora è la santificazione del lavoro, ed ecco san Giuseppe lavoratore si affaccia in questa giornata per avvisarci che il lavoro, oltre che dall’ uomo, viene pagato anche da Dio. Occorre non perdere questa occasione di far fruttare la nostra fatica per l’eternità. Per ottenere questo risultato siamo stati affidati ad una Mamma speciale: la Mamma di Gesù, e ci riuscirà!  Oggi quindi inizia il mese mariano e ci vengono in mente tanti ricordi: l’immagine esposta, le borgate che ogni settimana a turno abbellivano la sua immagine, serate passate nella preghiera e nel canto. Tanti i canti dedicati alla Madonna dalla pietà popolare e da voci poetiche. A Lei vengono attribuite dalla liturgia le parole del Cantico dei cantici: “Giardino serrato sei, sorella mia, sposa, fonte serrata, sorgente sigillata… incantevole come la candida luna” (Cantico dei Cantici 4:12). Queste sono Parole di Dio, ma anche altri scrissero parole bellissime su Maria: “o nome onorato Maria, nei secoli benedetta, capolavoro che loda il nobile Artefice; dolce fanciulla, tu possiedi doni di bellezza superiore a quelli di tutta l’umanità” (Venanzio Fortunato a. 530 circa). Dante con il suo inno a Maria l’abbiamo già onorato di ricordo in altro notturno, ma poi  A. Manzoni, S. Alfonso M. de Liguori e altri ancora.  In tutti brilla l’amore per la purezza di Maria, chi per la verginità, chi per la maternità, chi per la fede, la giovinezza, la bellezza. Mi par di vedere un coro di paradiso con viole, rose e gigli attorno alla mamma celeste. Non possiamo in questo mese far mancare il nostro contributo di onore e lode a una mamma speciale, ci saranno sicuramente occasioni proposte in chiese, in cappelline, in piloni votivi, o anche nei cortili e nelle singole famiglie, ovunque c’è volontà si prega il nome di Maria, la Regina della Pace. A noi spetta l’impegno e la buona volontà.

——————

Troppo si parla di guerra in questi giorni, ed allora proviamo a parlare un po’ di pace. Ho preso dallo scaffale della mia biblioteca un libro intitolato “il libro della pace” di Bernard Benson (ediz. Gruppo Abele). Mi è stato regalato con tanto di dedica che dice < la pace è sempre il miglior augurio>. Il libro è dedicato a tutti i bambini e anche a tutti i grandi. Sono sei capitoli ma oggi a noi basta il primo.  E’ il giorno che il mondo dedica alla pace e i bambini incontrano il nonno delle favole e chiedono il racconto e la storia di questa giornata. Inizia il nonno: l’uomo fin dall’inizio ha posta la propria attenzione a SE’ STESSO e non ha posto limite a ciò che desiderava…per se. Col passare del tempo, l’uomo finì per dedicarsi veramente a due sole attività: cercare di impadronirsi di ciò che non possedeva ancora… e difendere a tutti i costi quello che già possedeva. Per riuscirci, inventò delle armi così terribili che finivano per costare di più delle ricchezze che doveva difendere. Scoprirono anche che insieme all’uomo poteva morire anche la natura, l’aria, l’acqua, la terra, gli animali. Per risolvere la situazione alcuni di buona volontà si riunirono insieme e scoprirono che insieme molte cose si possono fare, nonostante molti ostacolassero il loro lavoro. Non usano bombe per vincere questa battaglia e nemmeno missili, ma usarono i loro cuori, la loro intelligenza e la loro voce. Ma cosa hanno ottenuto? Proprio quello che volevano: che le idee girassero velocemente e ovunque in tutto il mondo i popoli potessero sentire e farsi sentire, i governanti non potessero più contenere le genti dietro le sbarre…dell’ignoranza. Le reti di comunicazione davano consapevolezza del pericolo di una guerra catastrofica in cui milioni e milioni di persone sarebbero morte, e sempre di più ci si rese conto che era tutto una follia, che i capi si stavano comportando come dei pazzi. Ma nessuna sapeva come fare per fermarli. Ma tutte queste armi sono necessarie chiede un bambino? Il nonno risponde, se loro ce l’hanno, noi ne abbiamo bisogno, e se noi ce l’abbiamo loro ne hanno bisogno. Questa è la ragione per cui tutti ne abbiamo bisogno.   Il bambino allora si ritirò sotto un albero per mangiare una mela. Arrivò una ragazzina che si sedette vicino a lui, si incontravano per la prima volta, andarono subito d’accordo come vecchi amici, e così si divisero la mela. Cosa fa tuo papà domandò lei, il bambino dapprima non riuscì a rispondere, poi disse: lavora per uccidere la gente! Cercò di trattenere le lacrime, ma non riuscì; lei lo guardò con dolcezza e disse semplicemente: anche il mio! Seduti si guardavano con gli occhi velati dalle lacrime, poi lei disse piano, nel suo buffo accento straniero…”lo sai che non ci è permesso parlare insieme?” e rimasero semplicemente seduti lì, due bambini, tenendosi per mano per consolarsi l’un l’altro. Ad un tratto lei disse: non voglio morire, nemmeno io rispose il bambino. Ma allora perché stanno progettando di farlo.. ci odiano tanto? No… assolutamente non è questo, io penso che i grandi siano semplicemente diventati PAZZI, tutto qui!     E’ lungo questa sera il notturno, ma merita leggerlo, rileggerlo e farlo leggere, e non ha bisogno di commento. Una buona notte da chi vi vuol bene davvero. (13/03/2022)

 —————-

Oggi ricordiamo l’apparizione della Madonna a Lourdes; per ricordare l’avvenimento ho scelto un libro di testimonianze sulla Madonna, ho scelto quella più strana, ma per me molto bella e significativa.   Si  tratta di un giovane liceale di 16 anni, con una forte vena poetica, che casualmente entra in un santuario al momento di un pellegrinaggio, sente dei canti si commuove , lui che è ancora lontano dalla fede, si paragona ad un cane e scrive nel suo diario:<il cane ha lasciato il suo canile per un petalo di margherita che il vento ha trasportato nel bosco…i grandi alberi scuotono la testa in silenzio. Che cosa hanno contro di me? E’ forse mia la colpa se non capisco?…Allora mi sono fatto piccolo piccolo e son venuto. Sono stufo di fare il cane… senza sapere perché.>  La descrizione è il simbolo della sua anima che ancora non capisce e lui si fa piccolo piccolo (cane) e rincorre il petalo ( il pellegrinaggio) che entra nel santuario e si rivolge a Maria: <tutti vengono a tenderti le braccia e a cantare e a supplicare…cantano “il cuore puro”, “l’anima buona”, ma tu, che comprendi tutto ciò che non si dice, vorrei supplicarti… vedi ho le mani sporche, non ho fatto nulla per farmi perdonare. Ma io vengo a chiederti che mi si ami un po’>. Per me il vero significato di Lourdes sono le conversioni; Bernadette invitata a recarsi alla grotta e a bagnarsi in quell’acqua dice: “quell’acqua non è per me”. C’è bisogno di conversioni perché la vera malattia è la lontananza da Dio, perché Dio è la salute, la vita è il tutto. Se c’è una guarigione non è per sé stessa, ma per una conversione. Gesù stesso operava miracoli non fine a se stessi ma alla conversione del peccatore malato. Insignificante è un petalo e insignificante il pellegrinaggio. Importante farsi piccoli, umili, “cani” , come importante è la ricerca, entrare nel santuario e riconoscersi mani sporche e il desiderio che mi si ami un po’. L’immagine del petalo mi dice che non mi devo aspettare grandi cose ma è il piccolissimo segnale che il “piccolo” deve inseguire per trovare Dio.  E’ l’augurio che mi faccio e che faccio a tutti voi: troviamo Dio, lasciamolo entrare nella nostra vita.

  1.